Recensione di Marisa Grifone (Associazione Librando)
Dopo aver letto Viteliù – Il nome della libertà, con questa seconda lettura, con la quale ho potuto approfondire la conoscenza relativa a quel periodo storico, mi sono sentita trasportare più dentro la storia del nostro territorio, nonché del nostro paese.
Un romanzo storico intenso, appassionante con una struttura possente, organica come quella del territorio e dei personaggi che racconta, che fa molto riflettere e non concede disattenzioni (Questa volta più numerose del solito le mie sottolineature nel corso della lettura!)
Il filo conduttore è l’omaggio ai sentimenti, ai valori che fanno di ogni essere umano un individuo consapevole e degno di appartenere ad una umanità che proprio su quei valori e sentimenti è costruita, perché ne costituiscono la struttura intima, universale e permanente in grado di sfidare anche il tempo.
Così riusciamo ad assaporare intere pagine che inneggiano all’amore, alla bellezza, all’amicizia, alla famiglia, alla libertà, alla dignità, all’onore, al senso civile e civico di responsabilità, che raccontano gli orrori e la violenza della guerra, peraltro mai necessaria. Tutti questi temi, messi sulla bocca di personaggi, molto ben caratterizzati e che popolano numerosi il romanzo, penetrano in profondità dentro di noi fino a farci provare emozioni scuotenti, come un brivido.
In una parola: pagine di sublime poesia.
Perciò ringrazio Nicola Mastronardi che riporta alla luce una storia complessa dimenticata, spesso filtrata da una visione unilaterale, non obiettiva, con una maestria di stile che conferisce ad ogni parola una propria vitalità, tanto da sentirci dentro anche noi in questa storia, sentirla nostra, ci appartiene e noi apparteniamo ad essa senza poterne prescindere.
Ancora una volta mi sono sentita condurre come in un viaggio in quelle meravigliose terre, vivendole nella luce, nei colori, nei profumi, nei sapori, nei suoni, nelle asperità, nell’imponenza dei massicci montuosi, nei panorami che le pagine del libro magistralmente – ed in modo appassionato e appassionante – offrono del meraviglioso paesaggio appenninico, mirabilmente espresso dalle parole di Laria: “E’ come entrare in una favola”.
Colpisce il sentimento religioso profondo, elevato che sostiene il valore della preghiera, molto presente e radicato nei popoli italici che così rozzi in fondo non erano, se ispirati ad una spiritualità e interiorità che permeava tutte le loro circostanze di vita, sia di pace che di guerra.
Toccante il paragrafo conclusivo “La vita che nasce”: è una poesia del sentimento, dell’amore coniugale, fatto di sguardi, tenerezze, sospiri, respiri, amplessi, ma sempre descritti con delicatezza, ovvero con la delicatezza intrinseca alla naturalezza dei gesti: “… al culmine dell’amore, il giovane sposo sentì, distintamente, una vita uscire dal suo corpo e correre libera verso il futuro”, dell’amore paterno e filiale, dell’amore amicale, del valore della famiglia, della condivisione di affetti, sentimenti, paure, ansie, futuro.
Inoltre ho voluto riportare alcune definizioni usate nel racconto per indicare cosa è la guerra e che mi hanno particolarmente colpita:
“*Quando l’odio trionfa e il dono della vita è disprezzato
*Porta via gli uomini, la guerra
*Guerra come speranza di morte e non di vita
*La guerra è un incubo
*Sangue chiama sangue, odio chiama odio, offesa chiama vendetta
*La guerra è una iattura anche per i vincitori
*Si andava compiendo orrendamente il copione di una battaglia all’ultimo sangue
*La Natura dopo lo scossone provocato dalla guerra: “…sulla distesa dei corpi regnava il silenzio, neanche il vento soffiava. Madre Terra aveva sospeso il respiro della vita assistendo attonita alle brutture di cui è capace l’uomo, creatura prediletta, neanche il Dio Sole volle guardare a lungo quella scena, tremenda, di morte, perciò, rapido, sparì ad occidente. Ancora una volta l’Universo pianse.”
*Guerra, guerra, maledetta invenzione degli uomini! Evento disgraziato che toglie la vita alle persone e gli amori più grandi a coloro che fa rimanere vivi”.
*Terra mia quanto sei bella! E’per te che combatto, anzi per le persone che ti abitano e che tu sostieni. Ma sarà giusto anche questo? Non è mai giusta la guerra. Talvolta appare necessaria, ma non è mai giusta”
A proposito dell’Amicizia: “… un regalo raro, conservatela gelosamente nel vostro cuore e non traditela mai. Nessuno sa da dove arrivi e perché sia diversa dall’amore per una madre o per un fidanzato. Non si può spiegare, ma … c’è sempre una ragione profonda che la fa esistere. Ma non bisogna chiedersi troppo, ma solo godere, solo godere dell’amicizia”
In questo momento storico, colpito dalla pandemia da coronavirus (covid-19) in atto, ho riscontrato l’attualità di questo romanzo, per il costante richiamo a nobili sentimenti umanitari, che ispirano le popolazioni italiche ed emergono in tutta la loro forza: solidarietà, amicizia, generosità, aiuto reciproco, amore, passione, senso di appartenenza alla comunità, senso civico, rispetto e amore per la natura, profonda considerazione degli anziani. Valori di cui la nostra società sembra si sia dimenticata per inseguirne altri effimeri, apparentemente sostitutivi di quelli: individualismo, prevalenza, prepotenza, velocità, efficienza esasperata, ricchezza…, sicuramente non a fondamento di una società equa, solidale e stabile.
Il romanzo si propone come un esempio assoluto di solidarietà e di aiuto reciproco, in vista di una grande causa. Pertanto innesca un meccanismo di riflessione profonda che induce ad una diversa postura mentale e rappresenta un invito ad un esercizio di revisione dei nostri schemi di comportamento, di valutazione etica e di posizionamento in una scala sociale, come la dolorosa esperienza della pandemia, ci sta insegnando. Raccogliamo quindi l’ammonimento di Gavio Papio Mutilo a Sulpicio Galba quando gli dice che “la storia insegna a vivere e insegna, a chi ha responsabilità di governo, a non sbagliare troppo”.
Infine mi voglio concedere un volo pindarico: mi piacerebbe suggerire la lettura di questo romanzo, a mo’ di manuale, ai potenti personaggi cosmici che decidono le sorti del pianeta! Oltre a pensare che la mia è una follia che ne direste?
Recensione letta durante la presentazione di Figli del Toro a Pineto (TE) il 29 Febbraio 2020