Brano 3

(Dal capitolo II)

Un bambino. Aveva sognato un bambino. Si svegliò con l’immagine di quel volto ancor ben definita nella mente, tanto nitida da ricordarla come reale. Ne aveva sentito persino la voce.  Sarebbe stata così quella di suo figlio? Sorrise. Cercò di ricordare il resto del sogno appena svanito, senza riuscirvi. Sì, sarebbe stato proprio così bello e dolce il viso del suo bambino! Non diceva sempre sua nonna che è proprio al mattino presto che i sogni sono i più vicini al vero perchè gli dèi prediligono l’alba per inviare i loro presagi? Le sovvenne il pensiero di come lei conoscesse appena il modo in cui si fanno, i bambini! Oppia sua sorella, già sposata, le aveva spiegato tutto da tempo. Si usava così nelle famiglie marse. Ad istruire le ragazze in certe cose delicate dovevano pensarci le sorelle maggiori o, in mancanza, le nonne. Molto più raramente le madri si aprivano a certe confidenze e, infatti, con la sua non era successo: silenzi, cambi repentini di discorso e sorrisi imbarazzati. Su certi argomenti aveva sempre mostrato estremo pudore, così come doveva fare una madre. Sorrise al pensiero della sua mamma, dolce e forte, come sapevano essere le donne marse con il loro sorriso splendente e i dolori portati nel silenzio dell’anima. Si avvolse nelle lenzuola di lino che sapevano di lei, tenendole strette a sé. (…) Un timore le sfiorò la mente: che fosse troppo presto? Si sentiva così giovane con i suoi diciotto anni! O forse, al contrario, aveva ragione l’anziana nonna che aveva incoraggiato quel matrimonio anche contro il volere della mamma Marzia? Ma non dovevano sposarsi, prima o poi tutte le donne? Ancora una giravolta nel letto, di ansia, questa volta. La pancia cominciò a dolerle come era già accaduto il giorno precedente per la tensione accumulata (…) Era improvvisamente terrorizzata. (…) Sì, andava incontro all’ignoto e ora ne era sopraffatta. La paura iniziò a dissolversi all’apparire dell’immagine del volto del suo promesso: era bello, Numerio Mutilo. Lo aveva incontrato due volte e in entrambe le occasioni il cuore le era balzato in gola mentre il viso si era colorato di rosso. Le piaceva, anzi ne era attratta, perché negarlo? Era un male questo? No, certo che no, visto che si trattava del suo promesso sposo.(…) Del resto, lo dicevano tutti che Numerio Papio Mutilo era il più ambito tra i giovani delle cinque Tútas del Sannio!“Affascinante”, era il giudizio unanime delle donne che le avevano fatto visita in quei giorni. E dunque era proprio così, ma… ma anche davanti a lui non sarebbe stato facile spogliarsi. Un altro crampo nel centro della pancia. E il cuore che iniziò a battere forte.(…) E poi? Cosa sarebbe accaduto? Quanti pensieri in quei giorni, ma in fondo, anche sua nonna, sua madre e la sorella Oppia erano passate da quel momento ed erano sopravvissute! Anzi ne parlavano sempre ridendo. Dopo. Già, dopo, ma ora? Si girò ancora dall’altra parte. (…) Ora toccava a lei. Prima o poi doveva accadere a ogni donna. Ebbe voglia di fuggire desiderando non essere la figlia di suo padre per evitare quel tremendo, meraviglioso giorno che inevitabilmente stava nascendo. Guardò verso la finestra. La luce e il calore del sole erano  cresciuti senza tuttavia riuscire a sciogliere la tensione nel suo cuore. Ma il carattere marso prevalse. “Devo alzarmi” pensò dunque Laria, l’incantevole secondogenita di Quinto Poppedio Silone.